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giovedì 30 luglio 2015

Mira al cuore - dalla raccolta "Gente che scrive western" del gruppo f.b. Gente che scrive per...



Immagine web modificata.

Magnolia getta uno sguardo ai quattro uomini impegnati in un’interminabile partita di poker: tre di loro sono frequentatori assidui del saloon, il quarto è un forestiero, un messicano, e appena l’ha visto ha fiutato odore di guai. Ormai li riconosce alla prima occhiata: bounty killer senza scrupoli, avventurieri a caccia di fortuna, ex cercatori d’oro frustrati, attaccabrighe e puttanieri.
Le “mani” sono scivolate via con alterna fortuna, ma l’ultima sta prendendo una brutta piega: sul piatto, manciate di Eagles annegano tra mucchi di Green-backs, e i rilanci sono sempre più pesanti. Che tutti e quattro abbiano un gioco vincente è impossibile: qualcuno sta bluffando. Gran brutta faccenda.
«Qui ci scappa il morto.»
La voce del barista, appena un sussurro, dà corpo alle sue preoccupazioni. Si volta a guardarlo: è grigio come lo straccio che usa per lucidare il bancone di mogano, le labbra tremano sotto i baffi sottili e gli occhietti di un azzurro annacquato brillano eccitati nelle orbite.
«Presto, corri ad avvertire Luke.»
«Non arriverà in tempo… forse sarebbe meglio chiamare direttamente il becchino.»
L’occhiata di Magnolia lo fa ammutolire; biascica di mala voglia un “okay” e sgattaiola dal retro, borbottando che, “dannazione, per una volta che succede qualcosa in quella sperduta cittadina della nuova frontiera, dimenticata da Dio e dagli uomini, non può nemmeno godersi lo spettacolo.”
«Passo…» John Lester, un ranchero che ha dilapidato i suoi averi sui tavoli da gioco, sbatte giù le carte con un moto di stizza. Afferra il bicchiere e tracanna d’un fiato l’intruglio scuro spacciato per whisky di ottima qualità, imprecando contro la sorte.
«Anch’io…» sospira il giovane Will Drake, l’aiutante fabbro, grattandosi la testa color carota. «Mi sono fottuto tre mesi di paga. All’inferno!»
Il forestiero piega le labbra in un ghigno e allunga una mano per arraffare la posta.
«No, fermo!» tuona paonazzo Mister Johnson, il proprietario della banca, stringendo le carte bisunte tra le dita simili a salsicciotti. «La partita non è ancora finita, straniero! Vediamo cosa rispondi a questo…» caccia fuori dal panciotto una “cipolla” d’argento massiccio, sgancia la catena e la scaraventa nel mucchio.
Il messicano non si scompone: non un solo muscolo della faccia butterata tradisce le sue emozioni. Fissa l’uomo seduto di fronte che gronda sudore come una padella crivellata dalle pallottole, poi solleva un lembo del poncho ed estrae un sacchetto di cuoio; scioglie il laccio e fa rotolare sul tavolo una mezza dozzina di pepite d’oro, sotto gli occhi allibiti degli astanti.
«Credo che queste possano bastare per vedere il vostro gioco, Señor,» replica beffardo.
Mister Johnson strabuzza gli occhi alla vista della piccola fortuna e distende le carte con l’espressione famelica del gatto che sta per ghermire il topo.
«Quattro donne!»
«Non bastano contro un poker d’assi…»
La faccia del banchiere vira di botto dal rosso al verde, per scolorare in un pallore di cera.
«Non è possibile! Scopri le carte, figlio del demonio!» sbotta, in preda a un tremore convulso.
Nel saloon è calato un silenzio glaciale: il suonatore di banjo ha smesso di strimpellare una malinconica versione di Red river valley e le “ragazze” hanno guadagnato in fretta la scala di legno che porta al piano superiore, per mettersi al sicuro nelle loro camere. Magnolia fa scorrere la mano lungo il fianco fino a incontrare un rigonfiamento sotto le gonne: la Derringer è lì, trattenuta dalla giarrettiera. Una donna sola, proprietaria di un saloon, dev’essere pronta a difendere ciò che ha conquistato sputando sangue, oppure a vendere cara la pelle. La piccola pistola dal grosso calibro è un’arma micidiale, ma la distanza dai giocatori e la mira imprecisa complicano le cose. Spera di mantenere i nervi saldi e il controllo della situazione fino all’arrivo dello sceriffo Marshall.
Lukas Marshall, soprannominato Tornado Luke per l’abilità nel maneggiare le sue colt navy intarsiate d’avorio, pericolose come la furia delle violente tempeste del Texas, ha l’animo aspro delle Montagne Rocciose e gli occhi verdi come le grandi praterie. Si sa ben poco di lui, e nessuno conosce il suo passato: nell’ovest non si fanno mai troppe domande, soprattutto a chi preferisce rispondere con la pistola. Se Magnolia potesse concedersi il lusso d’amare, sarebbe al bel texano triste che penserebbe, e se sperasse in una vita rispettabile lontano da quel lurido posto, sarebbe con lui che salterebbe su uno dei treni sferraglianti della ferrovia che taglia in due la città. Ma un’ex prostituta, proprietaria di un locale equivoco, non può permettersi di sognare. Luke capita di rado nel saloon; la notte che lo trovò ubriaco nel suo letto provò più sorpresa che indignazione. L’esperienza le aveva insegnato che una donna ha due soli argomenti per avere la meglio con un uomo, il sesso o una pistola carica, quindi tirò fuori la Derringer e gliela puntò contro: «Togli quegli stivali sporchi dalle mie lenzuola e porta le tue chiappe fuori da qui, cowboy!»
Luke si sollevò a sedere, la fissò in silenzio con gli occhi luccicanti di verdi bagliori, poi afferrò i bordi della camicia con entrambe le mani e se l’aprì sul torace vigoroso.
«Sparate, Madame…» la voce era ferma nonostante il whisky che aveva bevuto; arricciando le labbra in un sorriso mesto passò al tu: «Spara, dolcezza, e mira al cuore.»
Magnolia ebbe la folgorante certezza che, per quell’uomo, non faceva alcuna differenza continuare a vivere o morire lì, in quel preciso instante, nello squallido letto di una puttana da saloon. Provò pietà per lui e per se stessa, e gli occhi che non piangevano da secoli si riempirono di lacrime. Rimase a fissarlo sbigottita, con la pistola stretta fra le mani scosse dal tremito; lui si alzò e con cautela gliela tolse dalle dita, poi la prese tra le braccia e la baciò. Il suo alito puzzava di alcool ma le labbra erano morbide, e delicate le mani che scioglievano i lacci e s’insinuavano sotto le vesti. Senza quasi rendersene conto si ritrovò a letto, avvinghiata a lui, nuda tra le sue braccia forti, e fecero l’amore per tutta la notte senza dire una parola, con una dolcezza che non aveva mai conosciuto.
Solo ai primi chiarori dell’alba, mentre Luke si riposava a occhi chiusi con la testa appoggiata al suo ventre, trovò il coraggio di fargli quella domanda: «Perché desideri la morte?»
Dopo un lungo silenzio l’uomo, con voce incolore, le raccontò la storia di un giovane Ranger, pieno d’ideali e convinto di agire in nome del nuovo stato dalla stella solitaria e in difesa dei pionieri colonizzatori dagli attacchi dei nativi, fino a quell’incursione in un villaggio Comanche sulle rive del Rio Grande. Una strage scellerata di vecchi, donne e bambini, un orrore che non avrebbe più dimenticato fino all’ultimo istante della sua vita. Aveva restituito la stella, era fuggito dal Texas e aveva trascorso quasi vent’anni vagando per gli Stati dell’Unione, inseguito dai suoi fantasmi. Non si fermava mai a lungo nello stesso posto e non aveva amici, tranne il suo cavallo e le sue colt, che sapeva usare piuttosto bene. Decise di metterle al servizio della legge degli uomini, poiché ormai aveva abiurato quella di Dio, e divenne uno dei più temuti bounty hunters del west. Catturò e assicurò alla giustizia delinquenti di ogni genere: preferiva prenderli vivi, a meno che non fosse costretto a farli fuori per difendere la propria vita. Arrivò in città in un’alba livida di due anni prima, trascinandosi dietro due fuorilegge legati ai cavalli: facevano parte di una banda che da mesi seminava terrore rapinando banche e assaltando treni e diligenze, e sulle loro teste pendeva una grossa taglia. I due furono processati e condannati a penzolare da una forca, ma agli altri tre non era toccata una sorte migliore: le colt di Luke non avevano lasciato loro nemmeno il tempo di recitare l’ultima preghiera. La notizia del pistolero texano che, da solo, aveva sgominato un’intera banda, fece rapidamente il giro della città, e i notabili si affrettarono a offrirgli un ingaggio come sceriffo, carica vacante dalla morte del precedente difensore della legge. La paga era modesta, ma si trattava di un lavoro come un altro e Luke era stanco del continuo vagabondare: si sentiva vecchio, le confessò, e forse in quell’angolo di mondo ai confini della civiltà avrebbe trovato un po’ di pace…
«Vedo solo tre assi… dov’è il quarto?»
La voce di Mister Johnson riporta Magnolia al presente. Il messicano estrae una colt dalla cintura e la posa accanto alle tre carte scoperte.
«Ecco l’asso di cuori, Señor…» ghigna.
«Ma che diavolo…» il banchiere sussulta sulla sedia, rosso di collera, fra il mormorio generale, ma lo straniero estrae rapidamente la seconda colt e gli piazza la canna in mezzo alla fronte, bloccando le sue rimostranze.
«Vorreste affermare che sto barando, Señor?» sibila, beffardo. «Qualcun altro ha qualcosa da ridire?» gira intorno lo sguardo, a interrogare i presenti. Nessuno osa fiatare.
«Bueno! Siete tutti testimoni che questo è un poker d’assi.»
«È solo un tris… e voi siete un imbroglione!» Magnolia gli è arrivata alle spalle in silenzio e gli ha puntato la Derringer alla testa. «Non voglio bari nel mio locale. Avete tre secondi per alzarvi da quella sedia e andarvene lontano da qui.»
Il messicano solleva lo sguardo su di lei e la bocca dai denti radi si allarga in un sorriso divertito: «Caramba, Señora! Usted tiene más valor que todos estos cobardes! Pero es muy peligroso jugar con este…» rapido come il fulmine, si alza di scatto e le strappa la pistola di mano. Prima che la donna abbia il tempo di reagire, le passa un braccio intorno alla vita e la immobilizza. Magnolia sente il freddo bacio della bocca d’acciaio della colt premuta contro la tempia.
«Lo siento, Señora, ma devo chiedervi di rimanere immobile e in silenzio. Sería una pena hacer daño a una flor tan hermosa. Ahora sólo tenemos que esperar…»
«Chi dobbiamo aspettare?» chiede Magnolia con un filo di voce.
«Usted lo sabe muy bien…» ride il messicano, «il nostro magnifico sceriffo! Credete che non sappia dov’è finito il barista? Yo no soy tonto, Señora.»
«Oggi è il tuo giorno fortunato, bastardo,» tutti gli occhi si voltano nella direzione dalla quale proviene la voce. La sagoma dello sceriffo Marshall, pistole in mano e sguardo di ghiaccio, si staglia nel vano della porta spalancata. «La tua attesa è terminata. Lascia la donna e getta la colt, se ci tieni a uscire da qui con le tue gambe.»
Il messicano prorompe in una fragorosa risata: «Buenas tardes, gringo, finalmente ci incontriamo!»
«Chi diavolo sei?» replica Luke. «Che sia dannato se ho mai visto il tuo sporco muso!»
«Es verdad, tu non mi conosci, ma hai conosciuto mio fratello: l’hai ammazzato ad Abilene, e l’hai lasciato con la faccia nella polvere come un cane rognoso. Manuel Gutierrez: ricordi questo nome, Tornado Luke?»
«Manuel Gutierrez… baro di professione, assassino e stupratore, ricercato in tutti gli stati dell’Unione. Certo che lo ricordo: gli ho dato la caccia per mesi. Fu lui a sfidarmi e l’ho ucciso in un duello regolare. Adesso posa le armi e arrenditi, se non vuoi fare la stessa fine!»
«Non sono venuto a stanarti da questo buco per perdere tempo in chiacchiere, hombre, ma per pareggiare i conti: il tuo sangue per il sangue di Manuel! Uno di noi due non vedrà l’alba di domani, e quello non sarò io…» minaccia il messicano con un lampo d’odio negli occhi.
«Okay,» replica lo sceriffo imperturbabile, «per morire un giorno vale l’altro. Ti aspetto fuori, così’ la facciamo finita…» gira sui tacchi ed esce, senza nemmeno sentire il “No, Luke, aspetta!” gridato da Magnolia.
«Adiós, Señora, è stato un piacere conoscervi…» il messicano le fa un lieve inchino e guadagna la porta del saloon.
Per alcuni, interminabili istanti, nessuno osa muoversi, e la donna sente l’angoscia dilagarle nel cuore e paralizzarle le membra. Si riscuote al rumore secco di due spari quasi simultanei e si precipita fuori, gridando il nome dello sceriffo. Luke è in piedi in mezzo allo spiazzo di terra battuta antistante al saloon, con la pistola ancora stretta nel pugno. Vivo! Pazza di felicità corre verso di lui, e solo in quel momento vede il corpo del messicano riverso a terra, con gli occhi spalancati al cielo.
«Se credi in qualche Dio, recita una preghiera per lui…» mormora lo sceriffo. «Anche se penso che la sua anima bruci già tra le fiamme dell’inferno…» Magnolia sospira di sollievo e lo abbraccia, strappandogli una smorfia di dolore. Lo guarda: Luke è pallido come uno straccio e con la mano sinistra si comprime il petto, appena sotto il cuore, dove si allarga una chiazza di sangue. Vacilla tra le sue braccia e si accascia in ginocchio nella polvere. «Ed io sto per raggiungerlo…» termina con un filo di voce.
La donna s’inginocchia accanto a lui e lo stringe forte; la sua mente rifiuta di accettare l’evidenza: «Coraggio… ti porto dal dottore…»
«Non mi serve nessun dottore… quel bastardo aveva la mano veloce, anche se la sua mira era pessima.» Solleva gli occhi verdi ad accarezzarla con lo sguardo per l’ultima volta: «Non piangere per me, dolcezza… tu sei l’unica che ha saputo mirare al cuore.»





venerdì 24 luglio 2015

Di rabbia e d'amore





D'amore e di rabbia
palpita il cuore:
l'amore lo acquieta
con dolci lusinghe,
la rabbia lo spreme
e irrora le arterie.

Di rabbia e d'amore
si nutre la mente:
la rabbia pungente
sferza i pensieri,
il languido amore
placa gli affanni.

Canto l'amore e vivo di rabbia.
Finché avrò respiro,
l'immane conflitto
degli strenui duellanti
renderà nobile
ciò che chiamano vita.