(racconto-incipit)
Sono venuto al funerale. C’è tutto il
paese, a piangere il giovane fiore strappato alla vita.
“Un piccolo angelo innocente che il
Signore ha voluto accanto a sé… ”
sermoneggia il prete dall’altare, tra i
miasmi nauseabondi dell’incenso e l’odore tenue delle rose spampanate.
Non credo nella consolazione di una vita
ultraterrena. Come possono poche parole, biascicate con voce lamentosa,
alleviare lo strazio di una madre? Il volto del bambino, sbattuto sui
giornali e sui manifesti funebri, non mi ha devastato l’anima. Ma gli occhi di
quella donna, spiragli aperti sul baratro di una mente prossima alla follia…
quegli occhi mi si sono conficcati dentro, come un pugnale affilato nel cuore.
Ho sentito un urto violento in mezzo al petto, ben più dirompente del tonfo
attutito del corpicino che rotolava, sotto le ruote della macchina.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo commento: verrà pubblicato non appena lo avrò visionato.