Mio padre è un grande
vecchio,
capelli candidi e volto rugoso.
Lo guardo incedere zoppicando,
fragile di membra e indomito
nell’animo;
leggo negli occhi
scuri, così simili ai miei,
la voglia di vivere e
il timore della morte.
M’intenerisce la malinconia degli a m’arcord
nel dolce accento della sua Romagna.
Vorrei che raccontasse
senza pudori:
la gioventù, gli
anni duri della guerra,
le idee di libertà e l’insofferenza
a ogni giogo,
la dignità degli onesti
e la fierezza
che hanno reso unica la
sua lunga vita,
e che mi ha trasmesso,
insieme al sangue.
Mi sento ancora bambina,
al suo cospetto:
la figlia tanto amata,
non sempre capita,
che troppe volte ha
dovuto perdonare,
ma che non ha mai
lasciato da sola.
Spesso l’ho deluso, e
non me ne do pace,
e per le volte che l’ho
reso orgoglioso,
anche se fugaci, il mio
cuore esulta, lieve
come una danza di
farfalle colorate.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo commento: verrà pubblicato non appena lo avrò visionato.