Arranca al buio la mia coscienza:
cupa la notte, più ancora i pensieri.
I disincanti abbaiati nel vento
rimbalzano inutili in fondo al cuore.
M’irride dall’alto, con occhi immondi,
un’accozzaglia di stelle silenti;
vorrei bestemmiarle, ma cosa vale
l’ingiuria sterile di chi non crede…
non c’è riscatto né appagamento,
non voglio pentirmi, non cerco perdono.
Non sento il bisogno di occhi pietosi,
di falsi abbracci, di vuote parole.
Basto a me stessa e al mio tormento,
mi nutro di rabbia, ne gusto sapore:
lacrime e fiele, ostili al palato,
ma grato
balsamo sul rogo dell’anima.
Bella poesia, brava! :-)
RispondiEliminagracias!
EliminaTosto inno alla vita, a quella cruda e quotidiana.
RispondiElimina... a quella vissuta con rabbia :-)
RispondiEliminagrazie, Franca :-)