M’aggiro indolente
nel piccolo guscio di
casa,
ingombro di cose superflue
che il tempo ha serbato.
Guardo la luce filtrare
dalle finestre schermate:
là fuori non c’è chi
m’attende,
né io sto aspettando qualcuno.
M’è grato celarmi, nel fresco
ristoro di questa penombra,
dar voce ai sussurri dell’anima,
provare a mutarli in parole.
Preziose soltanto al mio cuore,
vane, agli occhi di
un mondo
che non si sovviene di me,
e sempre più spesso
rifuggo.
Non sento nemmeno la radio:
la musica sgorga dal nulla,
inonda il silenzio di suoni
e cantano in coro i pensieri.
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