Nella mano destra
stringe il coltello insanguinato; con l’altra compone il numero.
“Pronto, Carabinieri?
Ho ucciso mio marito.“
Con calma apatica
risponde alle domande, fornisce l’indirizzo. Riattacca, siede ad aspettare. Le chiederanno
perché. Non serviranno molte parole: basterà che mostri il diario che la sua
bambina ha lasciato, aperto, sotto il cuscino. Involontaria dimenticanza o
disperata richiesta di aiuto? Nella pagina, tracciate dalla grafia infantile,
poche, agghiaccianti parole. Sbavate dalle lacrime.
“Caro diario, oggi papà
mi ha fatto delle cose molto brutte… “
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