La guardo, seduta di fronte a me.
Subito mi pento di aver voluto incontrarla. “Lo amo. Mi dispiace tanto”: le
uniche parole che riesce a farsi uscire dalle labbra tirate. Mi fissa, con
quegli incredibili fiordalisi al posto degli occhi. È poco più di una bambina,
potrebbe essere la figlia che non ho avuto. La immaginavo così diversa… no, non
ce la faccio: non riesco a odiarla. Che colpa può avere una smarrita, fragile
Eva, se non quella di essersi trovata tra le mani la mela proibita? “Non lasciare
che ti faccia troppo male” sussurro, posando una mano sulla sua. Mi alzo; me ne
vado senza voltarmi.
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